lunedì 18 ottobre 2010

Omini Tauros. de "Il meraviglioso mondo di Shangri-La"

...Fu la brezza a portare la lieta notizia: dapprima bisbigliando tra gli alberi, poi strisciando attraverso i cancelli e soffiando contro le mura del palazzo. "Teseo è tornato! Teseo è tornato!", sussurrava. All'inizio la gente non ci credeva: quale buona fortuna si poteva mai sperare, in una città maledetta da diciotto lunghi anni? Ma poi squillarono le trombe del palazzo, gli araldi corsero lungo le strade e finalmente la gente si convinse che il figlio perduto del re Egeo era finalmente tornato a casa. "Forse impedirà al mostro di mangiare i nostri figli.", mormoravano gli uni agli altri. "Forse è lui l'eroe che aspettavamo.". Nella reggia di Atene, Teseo guardò il padre appena ritrovato. "Vuoi che salpi per Creta e uccida il Minotauro?", gli chiese. "Ma perché?". Il re Egeo si lisciò la lunga barba, sospirando. "Sono diciotto anni che Minosse, re di Creta, ci impone un sacrificio terribile. Ogni nove anni dobbiamo spedirgli sette ragazze e sette ragazzi per darli in pasto al suo spaventoso figliolo, il Minotauro, altrimenti manderà i suoi eserciti a ucciderci tutti. Tu sei forte e intelligente. Se vai con loro, forse riuscirai a trovare un modo per salvarci.". La mattina dopo all'alba una flotta di navi con le vele nere salpò alla volta di Creta. "Arrivederci, popolo di Atene!", gridò Teseo dal ponte. "Se supererò l'impresa, al nostro ritorno isseremo vele bianche. Se le vele resteranno nere, saprete che ho fallito.". Quando le navi raggiunsero Creta, le mura del porto erano zeppe di gente che guardava sbarcare Teseo e i tredici ragazzi ateniesi, ciascuno incoronato da una ghirlanda di fiori. Mentre erano condotti alle prigioni di Minosse, Teseo alzò gli occhi e vide una fanciulla incantevole. I loro sguardi si incrociarono e lei gli sorrise. Teseo si sentì battere più forte il cuore e fu subito innamorato. Le prigioni erano buie e quella sera Teseo camminava avanti e indietro cercando di escogitare un piano. D'improvviso udì un bisbiglio: "Psssst! Vieni alla finestra!". "Svelto! Aiutami a salire.", disse Teseo al ragazzo che gli stava vicino, e lui se lo mise sulle spalle per fargli raggiungere la minuscola finestra. Teseo si tenne forte alle sbarre. Là fuori c'era quella ragazza vista al porto! "Sono Arianna, la figlia del re, e sono venuta a salvarti!". "Ma come?", bisbigliò Teseo, sbalordito. Arianna gli porse qualcosa attraverso le sbarre. "Ho convinto Dedalo a darmelo. È l'inventore e architetto di mio padre. È un filo magico. Non può mai aggrovigliarsi. Se ti leghi un capo alla cintura e getti il gomitolo davanti a te quando entri nel labirinto, potrai ritrovare la strada seguendo il filo.". Poi gli diede una daga affilata. "Uccidi il Minotauro con questa spada, e quando torni ti aspetterò con i tuoi amici e scapperemo insieme. Odio mio padre per la sua crudeltà e voglio fuggire con te.". Poco dopo Teseo udì il clangore delle guardie che scendevano lungo il passaggio e si affrettò a nascondere sotto la tunica il gomitolo magico e la daga. "Allora, a chi tocca per primo?", domandò rudemente un soldato. Si fece avanti Teseo. "Non preoccupatevi.", disse ai giovani compagni di sventura, che si rannicchiavano in un angolo piangendo e tremando. Il soldato fece una risata crudele mentre lo trascinava attraverso i corridoi deserti. "Qua dentro!", disse, spingendolo attraverso un grande portone di ferro, che poi chiuse con un tonfo. Dall'interno provenivano dei muggiti terribili, ma Teseo si legò un capo del filo alla cintola, gettò in terra il gomitolo e marciò verso i rumori. Il filo si srotolava davanti a lui. Il labirinto era una continua giravolta e alla fine Teseo perse l'orientamento. I muggiti si facevano sempre più forti e vicini, facendo tremare pareti e pavimento, e ben presto si distinsero le parole. "Carne! Carne! Voglio mangiare carne umana!". D'improvviso, da dietro un angolo, apparve un mostro. Aveva busto e braccia di uomo e testa e gambe di toro e dalle sue fauci colava una schiuma rossastra. Teseo gli corse incontro con la spada tra i denti e gli saltò in groppa agilmente facendo leva sulle sue enormi corna. Mugghiando di rabbia, il Minotauro cercò di scrollarselo via, ma Teseo brandi la spada e gli affibbiò un corpo mortale sul collo. Poi segui a ritroso il filo magico attraverso le curve e le giravolte del labirinto fino a raggiungere il portone di ferro. Era ancora chiuso. "Fatemi uscire!", bisbigliò, bussando piano. Come per miracolo, il portone si aprì. Ed ecco li Arianna, con i tredici ragazzi ateniesi dietro di lei. Il rude soldato russava disteso per terra, stringendo tra le dita un boccale di vino drogato. Il gruppetto corse nel buio verso le navi in attesa. I marinai issarono le vele e salparono in fretta e furia: erano salvi, finalmente! Era l'alba quando approdarono all'isola di Nasso. Teseo si preparava a stringere Arianna tra le braccia, quando apparve davanti a loro un brillante globo di luce. Ne emerse il Dio Dioniso e gli strappò la ragazza. "Non puoi sposarla!", gli disse. "Perché Zeus ha scritto il suo nome nelle stelle e deve essere la mia regina!". Ben sapendo che era inutile discutere con gli Dei, Teseo chinò la testa e tornò mestamente alle navi. Era così triste e turbato che dimenticò di issare le vele bianche. Ogni giorno il re Egeo saliva sulla più alta scogliera di Capo Sunio a scrutare l'orizzonte in attesa del figlio. E quando vide spuntare le vele nere della sua flotta, diede un grande gemito di disperazione e si gettò nel mare sottostante. Anche se vi fu grande gioia per la sconfitta del Minotauro, i sudditi piansero la morte del povero re e in suo onore chiamarono Egeo il mare dov'era annegato. Teseo salì sul trono e governò Atene per molti, molti anni. Non rivide mai più Arianna. La fanciulla aveva sposato Dioniso, che alla fine la rese molto felice. E quando morì, Zeus le prese la corona e la appese tra le stelle, in modo che il suo nome non venisse mai dimenticato.

Midia Land's

...Midia era stato introdotto ai misteri del Dio del vino, Dionisio, dal poeta Orfeo. Così un giorno quando dei contadini gli portarono davanti un vecchio satiro ubriaco, legato con catene di fiori, Mida riconobbe che era Sileno, un compagno di Dionisio. Per dieci giorni e dieci notti il re intrattenne a banchetto Sileno, e questi in cambio, gli raccontò molte cose strane. Gli raccontò di un gorgo terribile, oltre il quale nessun viaggiatore poteva passare e accanto al quale scorrevano due ruscelli. Vicino al primo cresce un albero i cui frutti fanno deperire chi li mangia; invece vicino al secondo cresce un albero i cui frutti fanno ringiovanire gli uomini. Un morso riporta un vecchio alla mezza età; con due morsi torna giovane; col terzo morso si ritrova adolescente; col quarto diventa bambino ed al quinto un neonato. Se dà però un sesto morso scompare del tutto. Alla fine, Midia riportò Sileno da Dionisio, sulle rive del fiume Pactolus. Dionisio aveva sentito la mancanza del suo compagno, e come segno di riconoscenza per la restituzione di Sileno sano e salvo, offrì a Midia di esaudire qualsiasi suo desiderio. Il re, inizialmente pensò al racconto di Sileno e fu tentato di scegliere la giovinezza, ma poi ricordò un'altra storia: quando era piccolo delle formiche avevano posato tra le sue labbra dei chicchi di frumento dorati, un segno di grande ricchezza futura. Così chiese al Dio: "Fa che ogni cosa che tocco si trasformi in oro!". Il Dio esaudì il desiderio di Midia e il re se ne andò felice della sua buona sorte. Lungo la strada spezzò un ramoscello di quercia e questo diventò oro. Toccò un sasso ed una zolla di terra ed anche questi diventarono oro. Raccolse una spiga di grano e anche la spiga, tra le sue mani, diventò di metallo scintillante. Colse una mela, e il frutto divenne oro come le mitiche mele delle Esperidi. Anche le colonne del suo palazzo, appena toccate diventarono oro e persino l'acqua in cui si lavava si trasformava in schizzi dorati tra le sue mani. Chiese che gli portassero da mangiare e da bere. Ma quando la sua mano si posò su di un pezzo di pane, anche questo diventò d'oro; la carne diventava di metallo quando i suoi denti la mordevano. Persino il vino, scoperto e regalato agli uomini da Dionisio, si trasformava in oro liquido appena superava le sue labbra. Midia non poté né bere né mangiare, e presto fu tormentato dalla fame e dalla sete. L'oro che una volta desiderava tanto, adesso gli risultava odioso. Pregò allora Dionisio di liberarlo dal suo dono. Dionisio si impietosì e gli disse: "Per annullare il dono, devi andare alla sorgente del fiume Pactolus. Immergiti e lava via la tua avidità.". Midia fece così e, appena si bagnò, la sua capacità di tramutare le cose in oro fu portata via dall'acqua del fiume. Ancora adesso il terreno lungo la sponda del fiume ha un bagliore dorato.

La Regina delle Api. de "Il meraviglioso mondo di Shangri-La"

...C'era una volta una coppia che desiderava ardentemente un figlio ma non riusciva ad averne. Un giorno il marito andò in un campo a tagliare del bambù. All'improvviso udì una vocina che lo implorava di non fargli del male. "Dove sei?", chiese l'uomo. "In questa canna!", rispose la vocina. L'uomo aprì la canna di bambù e trovò un bambino piccolissimo, con il volto da ranocchio. Lo portò a casa e con la moglie si affezionarono subito al bambino, anche se non era molto bello. Lo chiamarono Bambù. Passarono gli anni e Bambù crebbe. Diventò un bravissimo ragazzo che aiutava il padre nel lavoro. Un giorno, il giorno del suo diciottesimo compleanno, i genitori gli diedero un abito e una spada e lo mandarono al mercato a vendere il riso e a comprare delle stoffe. Bambù attraversò la foresta ed ad un tratto si accorse di essere seguito. Gli si parò di fronte un leone affamato. Bambù gli disse: "Non ho niente da darti, oggi. Ripassa domani.". Ma il leone gli rispose: "Ma io so già cosa mangiare: tu!". Allora Bambù gli disse: "Vattene via, altrimenti ti infilzerò con la mia spada!". Il leone, intimorito, scappò via. Bambù era quasi uscito dalla foresta, quando incontrò un'ape che gli chiese di salvare la sua regina. La regina era una bellissima ragazza, piccolissima, con due ali argentate, che era rimasta impigliata in una ragnatela. Bambù la salvò, ed allora la regina gli regalò tre semi di melone. "Questi semi ti aiuteranno a realizzare quello che vuoi. Basterà che tu lo desideri!". Bambù andò al mercato e concluse i suoi affari. Poi tornò verso casa ed attraversando la foresta rincontrò il leone, ancora più feroce ed affamato. Bambù desiderò di ucciderlo con la spada di suo padre, ed ecco che di colpo riuscì a farlo. Un seme di melone era svanito nel frattempo dalla sua tasca. Bambù scoprì che i semi erano prodigiosi. Ascoltò il suo cuore e desiderò di essere un bel giovane e di rivedere la regina delle api. I due semi sparirono e Bambù diventò un bellissimo ragazzo: di fronte a lui giunse la regina delle api, che ingrandì fino a diventare una vera ragazza. I due tornarono a casa, si sposarono e vissero felici e contenti.