lunedì 3 gennaio 2011

Cody Stories. de "Il meraviglioso mondo di Shangri-La"

...Cammino, cammino, ma di Streghe neanche l'ombra (forse non hanno ombra?). Forse devo cercare un noce. Perché so che le Streghe sfuggivano al rogo trasformandosi in alberi di noce. E so anche che sotto le sue fronde si celebrava il rito pagano della pubertà e le Streghe vi si radunavano per i loro Sabba. I Druidi facevano lo stesso con le vecchie e saggie querce ma le Streghe no, loro preferivano i noci. E le betulle? Si dice che non c'è niente che piaccia di più alle Streghe che ballare nude, di notte, fra i tronchi, argentei alla luce della luna, di un bosco di betulle. Mentre i Lupi guardandole ululano tutta la notte come in preda a qualche strana sciagura. Ma sono solo pazzi d'amore per quelle creature che ballano una musica che non si può sentire. E a un tratto sono come loro, uno di loro, Lupo tra i Lupi, corro veloce saettando tra gli alberi, instancabile, irrefrenabile, corro, corro, corro, immagini frammentate dei miei compagni di branco che corrono attorno a me e nei polmoni... arroventati dalla fatica il sapore metallico dell'aria gelida dell'inverno. Un richiamo sordo, violentemente e dolcemente insostenibile mi scoppia nel petto, mi divora il cuore e l'anima, e corro, corro più veloce degli altri, più veloce di tutti, più veloce di quanto potrei, attratto come una falena dalla fiamma di una candela, come un naufrago dai canti delle sirene, come un Lupo da una Strega. Leghe e leghe scorrono infinite sotto le mie zampe, interi mondi fatti di boschi millenari e pianure sconfinate sfilano attorno a me senza che li degni di uno sguardo, perché solo il richiamo ci importa e il tempo è breve. La notte sta scivolando via e con essa l'ora delle Streghe e il tempo dei Lupi. A un tratto mi accorgo di essere rimasto solo, gli ululati dei miei fratelli sono distanti, alle mie spalle. Forse sono il prescelto della Strega? O forse sono io ad essermi ingannato e ad aver sbagliato direzione? La mente sembra scoppiarmi, il dubbio mi divora e la paura mi striscia gelida lungo la colonna vertebrale. Per un attimo due visioni mi attraversano simultanee la mente, nella prima una donna, vestita d'ampli veli mi carezza la pelliccia dietro le orecchie sussurrandomi dolci parole, nell'altra la stessa donna, nuda tranne che per un orrenda maschera, mi strappa il cuore e lo divora. Non ho il tempo di riflettere che girandomi la scorgo, non la donna della visione ma una strana collina: erta, avvolta da sottili frange di nebbia, si eleva dal territorio circostante come il fecondo capezzolo della Grande Madre. I suoi pendii interamente ricoperti dalle betulle, tutte costituite da un numero dispari di tronchi distinti. Mi lancio verso la cima correndo pazzo e felice verso il mio destino qualunque esso sia. Salgo a grandi balzi fra i tronchi argentati verso una ampia radura che scorgo aprirsi sulla vetta. L'ho quasi raggiunta e mi accorgo che al centro di essa svetta l'impossibile mole di un noce millenario le cui fronde si allungano per decine e decine di metri in ogni direzione. Mi fermo all'inizio della radura. L'aria è gelida come la lama di un coltello e immota, eppure le foglie del noce si muovono all'unisono e sembrano sussurrarmi parole che non comprendo. Ho la vaga percezione di molte creature che hanno cominciato a ballare alle mie spalle. Ma il mio sguardo è calamitato da una volontà che non è la mia verso il tronco dell'albero e da li, su, verso la chioma, là nell'intrico di rami scorgo una luce ultraterrena che lentamente discende gettando sul prato le ombre degli enormi rami come colossali arabeschi. L'alba sta per arrivare, la luce del sole sta risalendo il versante opposto alla medesima velocità con cui poco prima ho risalito il pendio alle mie spalle. Non c'è più tempo devo decidermi. Mi lancio verso quella luce in un ultimo disperato, gigantesco balzo. Il tronco sembra aprirsi, i primi raggi di sole incendiano la chioma dell'albero, i miei occhi cominciano a scorgere una forma nella luce...