martedì 9 novembre 2010

Un nuovo patto dei Lupi (il nemico del mio nemico diventa un mio amico). de "Il meraviglioso mondo di Shangri-La"

"Quella bestiaccia ha ucciso di nuovo!", esclamò Tony, alla vista dello scempio in cui aveva trovato il suo ovile. Cinque tra pecore e capre della sua dozzina di capi, giaceva a terra, con le gole orrendamente squarciate, con un nugolo di mosche che già si aggirava sugli animali morti. Mosse alcuni passi verso l'interno dell'ovile, sperava, in cuor suo, di trovare vivi gli altri animali. Tirò un sospiro di solievo vedendoli salvi ma terrorizzati, stretti gli uni agli altri. "Sicuramente è stato quel bastardo di Lupo...", disse il vecchio Giulio, vicino di casa, guardado Tony, mentre ammucchiava le carcasse una vicino all'altra. "Dobbiamo dargli la caccia e ucciderlo...", disse Rico, figlio di Tony, animato da uno stizzo di rabbia. "Ben detto ragazzo...", disse Giulio, facendogli segno di andare verso la casa. "Prendi il fucile e vai alla tana e sterminali tutti e cinque. Schifose bestie". Rico si allontanò verso l'abitazione, mentre Giulio rideva sotto i baffi, quest'attacco seguiva quello del proprio gregge di una settimana prima quando, nei recinti, erano rimaste uccise dodici pecore. "Dobbiamo sterminarli tutti". "Zio...", disse Maria, nipote di Tony, avvicinandosi cauta all'uomo. Temeva una sfuriata. "Dovremmo chiamare la Polizia Provinciale. Faranno delle analisi e stabiliranno se sono Lupi o no.". Tony la guardò, in cuor suo sapeva che la nipote aveva ragione. Giulio, noto per le sue posizioni contro i Lupi, guardò strano la giovane e rimarcò quanto espresso prima. "Sono stati i Lupi. Bisogna ucciderli tutti.". Rico e Tony, fucile in spalla, partirono per l'alta montagna, vicino le Rave, dove avevano la tana i Lupi. I due conoscevano bene la zona, essendo cacciatori provetti, tante volte Rico aveva visto la Lupa con i Lupacchiotti giocare davanti alla tana. Maria, chiamò la Polizia Provinciale, spiegò loro come raggiungere la casa isolata. Mentre li aspettava però un episodio la insospettì. Cercò in lungo e in largo tutti i cagnolini, otto in realtà, ma non li trovò. Alzò gli occhi verso il garage pieno di attrezzi agricoli e, sul posto di guida della mietitrebbia, vide Lupo, il bellissimo pastore belga di Rico. "Lupo... qua bello.", ma il cane, che arrivava sempre di corsa, la snobbò. Maria lo raggiunse. "Lupo scendi.", lo chiamò ancora, ma il cane non si mosse. "Ti sei fatto mettere paura è? Dove sono i cagnolini? Dov'è Papucc e Clarissa???". Il cane sentendo i nomi degli altri cagnolini, alzò le orecchie, ma si rimise a cuccia. "Clarissa??? Papucc...", chiamò ancora Maria e stavolta sentì la risposta flebile dei cuccioli. Papucc, con i suoi occhi di colori diversi, blu e marrone, scodinzolava da sotto la barra falciante della mietitrebbia. "Come ci sei entrato lì sotto?", chiese Maria, notando il poco spazio sotto la pesantissima barra, tenuta in alto da due blocchi in cemento da venti centimentri per non farla toccare a terra e rovinare dalla ruggine. Papucc non era solo. Maria vide Clarissa e gli altri cagnolini al riparo sotto il pesante mezzo, notò anche delle tracce di sangue fresco accanto ai separatori della barra, quegli spunzoni di ferro appuntiti che separavano il grano prima di essere mietuto, i denti come li chiamano in gergo. "Lupo, hai fatto tu tutto questo?", chiese Maria, vedendolo che sonnecchiava. Non ottenendo nulla dal cane, entrò nel garage e prese un pò di crocchette. Subito i cagnolini uscirono fuori e anche Lupo scese dal suo nascondiglio. Maria lo guardò bene. Lupo non aveva ferite e neanche gli altri cuccioli, evidentemente si era ferita la "bestia", mentre cercava di raggiungerli, che avevano trovato nei denti appuntiti di ferro della barra un'aiuto insperato. Per Lupo, grande e alto, era stato facile salire sul mezzo. Due poderosi salti. Prima dell'arrivo della Polizia Provinciale tornarono trafelati Tony e Rico. "Trovato niente?", chiese Maria inquieta. "Volatilizzati.", disse Rico nervoso. Arrivarono gli uomini della Polizia Provinciale, erano delle vecchie conoscenze di Maria. In un silenzio irreale fecero tutti i rilievi del caso, misurarono le ferite sul gregge, presero dei campioni nelle ferite, dissero di scavare una buca, di metterci dentro le carcasse degli animali e di darci fuoco. Poco dopo andarono via, dicendo che, dopo aver portato i campioni ad analizzare, come avevano i risultati avrebbero chiamato. Rico mise in moto il piccolo scavatore che aveva e fece una buca grande in cui sistemarono a fatica gli animali morti. Tony prese una latta piena di gasolio e la versò sulle carcasse, con una torcia rudimentale diede fuoco al tutto, mentre Maria e Rico ammucchiarono diverse sacchette di calce vicino alla buca, dopo aver bonificato tutto con il fuoco l'avrebbero buttata su quello che rimaneva e poi ricoperte di terra. Nel frattempo arrivarono a casa di Tony diversi cacciatori avvertiti da Giulio, tutti armati di doppietta, pronti a uccidere i Lupi, responsabili di aver già fatto scempi in diversi ovili della zona. Maria fece per obiettare qualcosa, ma la determinazione degli uomini la convinse a stare zitta. In cuor suo sapeva che non erano stati i Lupi a fare quelle cose. Giovanna, la moglie di Tony, cacciò le rimanenti pecore al pascolo in un recinto poco distante, gli animali camminavano uno accanto all'altro, intimoriti da ogni rumore. "Tu e Maria rimanete qui.", disse Tony a Rico, vedendo che prendeva il fucile e lo metteva sulle spalle. Rico lo guardò per sbieco, voleva andare anche lui a caccia, ma suo padre sapeva che se si allontanavano tutti i cacciatori, i Lupi potevano tornare e uccidere le restanti pecore. "E poi Maria non sa usare il fucile...", aggiunse Tony sorridendo. Quelle poche parole convinsero Rico a restare a casa con Maria e a vegliare sul gregge rimasto. Tony porse a Maria e a Rico delle radio con cui si sarebbero tenuti in contatto durante la battuta al Lupo. I cacciatori ripresero la via della montagna decisi a portarsi a casa le pelli dei Lupi. Ormai la guerra era stata dichiarata. Erano diversi anni che i Lupi erano presenti sulla loro montagna, c'erano state diverse schermaglie ma mai attacchi così biechi e in piena luce. Di notte si sentivano i loro ululati, la muta convivenza era stata accettata e rispettata da entrambe le fazioni. Ma stavolta i Lupi avevano violato il patto di non belligeranza e gli uomini agivano di conseguenza. Maria era la sola ad aver capito che i Lupi della montagna potevano anche dormire fra le pecore perchè troppo vicino alle loro tane, l'istinto del Lupo porta il predatore a fare centinania di chilometri in una notte, ad attaccare animali inustoditi, ma mai vicino alla propria tana. Non perchè non ne erano capaci, ma perchè voleva dire la morte dei cuccioli ad opera degli uomini. Tante volte Rico aveva avuto la possibilità di inquadrarli nel mirino del suo fucile, ma i Lupi non gli avevano fatto nulla. Spesso raccontava di aver avuto la sensazione di essere spiato mentre spiava un Lupo e Maria, da appassionata, gli aveva detto che forse era osservato da altri Lupi e che quelli presenti sulla montagna non erano solo cinque, ma molti di più. Le orme parlavano chiaro, Maria sapeva leggerle, ne aveva censite una decina, una diversa dalle altre, e poi li aveva visti, in una radura, intenti a prendere il sole di prima mattina, erano dieci, e anche lei aveva avuto la stessa sensazione di Rico, di essere spiata. Erano un pò di più di quello che credevano i cacciatori. Chiamarli cacciatori poi era un insulto a quelli veri, che almeno sapevano leggere le tracce. Maria scosse la testa e, insieme a Rico entrarono in casa. "Papà ha detto una cosa prima e ha riso dicendo che non sai usare il fucile. Ecco prendi questo...", le disse il ragazzo porgendole una cartuccera di colpi caricati a palla. "E' giunto il tempo di dimostrare che non sono stati i nostri amici a fare una cosa del genere...", aggiunse porgendo alla cugina il sovrapposto calibro dodici che usava lui. Maria scosse la testa e prese l'automatico. Quella era la sua arma preferita. Rico le sorrise, ricordando che era stato lui a perfezionare la mira della cugina. Entrambi avevano percorso la montagna in lungo e in largo, sempre alla ricerca dei Lupi. Dapprima scettico, con il tempo Rico aveva imparato a rispettare ed ammirare i maestosi predatori nei racconti della cugina. "Hai una vaga idea di dove sono?", le chiese sornione. Lui stesso era entrato nella tana sotto le Rave quella mattina e i cuccioli erano spariti. Maria scosse la testa e si incamminò verso la porta. "Eppure tu lo sai... come sai che non sono stati loro a fare un tal scempio...", disse Rico quasi a convincere se stesso di quello che diceva. Maria lo guardò sorpreso e insieme si diressero verso il recinto con le pecore. "Secondo Giulio torneranno a finire il lavoro cominciato stamattina...", disse Rico entrando nel recinto. Le pecore se ne stavano ammucchiate da una parte. "Giulio non capisce nulla.", disse Maria seguendolo. "Se erano stati i Lupi nessuna pecora sarebbe ancora viva. Sono sicura di quello che dico.", gli rispose Maria seria. "Lo so, per quello sono rimasto qui. Torneranno...", disse vago Rico, guardando davanti a sè la boscaglia. "Tornerà...", disse Maria, seguendo con gli occhi il profilo del terrazzamento. "Mettiamoci sulle rocce lassù...", disse Rico, dirigendosi verso il terrazzamento superiore. Maria, con l'automatico con il binocolo sulla spalla, la radio e il telefono si diresse verso il masso gigantesco che sovrastava i terrazzamenti inferiori, Rico si posizionò su quello più piccolo, verso il bosco. Maria si tolse il fucile dalla spalla e lo poggiò sul masso, la scalò con poche difficoltà, riprese l'arma e si diresse verso la metà della roccia. All'ombra del ciliegio che stendeva i suoi rami fin dove era seduta ora, Maria abbassò il volume della radio e si stese sulla roccia ad aspettare. Il sole che brillava nel cielo, scaldava la roccia rendendola quasi soporifera, i pochi muschi presenti erano appena umidi. Davanti a Maria c'era una piccola pozzanghera piena d'acqua, degli spini e delle lucertole beatamente stese al sole. Alla sua destra c'era un boschetto di querce e un'altro masso gigantesco. Rico era alla sua sinistra, su una roccia più piccola, steso lo stesso ad aspettare. Aveva scelto appositamente la roccia più grande per Maria, perchè la voleva al sicuro, lei aveva paura ma lui no. Qualsiasi animale gli si sarebbe trovato a tiro quel giorno lo avrebbe accoppato. Maria invece era contraria a sparare, alla mal parata, se il gregge sarebbe stato attaccato, avrebbe sparato lui. Maria, stesa a pancia in sotto sulla roccia, inquadrò il gregge nel binocolo e osservò tutto per qualche momento. La radio gracchiò leggera e lei riconobbe la voce di Tony, erano su alle Rave, cominciavano la battuta. Sorrise scuotendo la testa, era tranquilla e sicura, cercavano i Lupi dove non erano. Cercando Pacucc, Clarissa e i cuccioli aveva avuto un'incontro con i Lupi del branco. Gli uomini li cercavano in montagna e loro da qualche giorno erano vicinissimi. Sotto la casa di Tony ce n'era un'altra abbandonata. I Lupi, seguendo Maria, avevano trovato lì riparo. Tornò ad inquadrare il gregge nel binocolo, dopo una mezz'ora un rumore alla sua destra la distrasse, proveniva dalle querce, intimorita Maria non si alzò dalla sua postazione. Sentiva le foglie calpestate da passi e la ragazza ebbe un brivido freddo. Aveva paura. Conosceva quel rumore, era un grufolare continuo. Ebbe ancora più paura, ma non sapeva come fare per avvertire Rico, se parlava alla radio avrebbe fatto rumore e insospettito l'ospite. La roccia su cui era il cugino lo esponeva a pericoli da dietro, si voltò e lo vide seduto sul masso. Forse anche lui aveva captato qualcosa. Era irrequieto. Maria era sottovento e questo non portava il suo odore verso il bosco. Lo stesso vento però portò l'odore di selvatico alle pecore che si allarmarono e cominciarono a correre come pazze lungo la recinzione. Rico guardò verso Maria e la vide al sicuro sul masso, imbracciò il fucile e prese la mira. Le pecore correvano come impazzite da una parte all'altra, ma non vedeva nessuno. Maria inquadrò il bosco nel mirino e poco dopo vide da dove proveniva quel rumore. Una sagoma nera si avvicinava minacciosa in mezzo all'erba. Con l'ausilio del binocolo la guardò meglio. Era grande, terribilmente grande per la sua specie. Nera come la notte senza luna. Avanzava lentamente oltre il ciliegio, sotto il masso di Maria. Avvicinò ancora di più il fucile a sè e fu lì lì per sparare, poi una cosa la incuriosì. L'animale aveva una ferita da cui scorreva abbondante sangue sul quarto posteriore sinistro, sulla coscia, anzi una serie di tre buchi. In quel momento Rico vide, in fondo al terrazzamento, la sagoma di un Lupo, prese la mira, contò fino a tre e... BAM.. BAM... riecheggiò nelle sue orecchie. Ma non era stato lui a sparare, ma Maria. Possibile che anche lei avesse visto il Lupo e gli avesse sparato per mettergli paura o per ucciderlo? No... per ucciderlo era troppo lontana. Rico si mise in piedi, guardò verso il terrazzamento e il Lupo era ancora lì, fermo, immobile. "A cosa hai sparato???", chiese incredulo alla cugina. "Vieni a vedere svelto...", gli disse Maria, alzandosi in piedi e sparando di nuovo. Rico corse fino al masso di Maria, lo scalò agilmente e si fermò accanto alla cugina incredulo. Erano diverse settimane che gli uomini si lamentavano per la sparizione di cani da caccia. Cani che, andati a seguita, sparivano misteriosamente. Giulio e gli altri detrattori facevano veri e propri comizi sulla pericolosità dei Lupi, ma Tony e pochi altri avevano visto la "bestia". Era una scrofa di cinghiale molto grande, aveva partorito otto cuccioli ma, curiosi come non mai, avevano mangiato dei bocconi avvelenati, messi da Giulio per i Lupi. La scrofa odiava gli uomini e odiava i Lupi. Aveva attaccato diverse volte questi ultimi, senza ucciderne o ferirne nessuno. Non riuscendo a sfogare la sua rabbia sugli uomini, attaccava i cani da caccia al cinghiale, gli unici in grado di seguirla ovunque per ore. Venticinque ne mancavano all'appello. "Abbiamo sentito degli spari???", gracchiò via radio la voce di Tony. "Chi ha sparato e a cosa?". Rico e Maria si guardarono in faccia e si sorrisero. Anche stavolta la ragazza aveva avuto ragione. "Siamo stati io e Maria a sparare...", disse Rico, prendendo la radio. "Tornate qui che abbiamo una cosa da farvi vedere...", disse Maria agli uomini via radio. "Ho visto il tuo amico Alexander...", disse Rico a Maria, riferendosi al Lupo Alpha. "Dove?", chiese Maria incredula. "Era nel mirino del mio fucile poco prima che tu sparassi. In fondo al terrazzamento, laggiù.", le rispose indicando il posto. Le pecore nel recinto erano ormai calme, Alexander era ancora lì, dove Rico lo aveva visto prima e indicato. "Ero pronto a sparargli.", disse non perdendolo di vista. Alexander si avvicinò ai ragazzi, saltò sul masso e guardò anche lui la "bestia" ormai priva di vita. Poi, come era arrivato, andò via. In quel momento squillò il telefonino. Maria rispose. Era la Polizia Provinciale. "Va bene.", disse la ragazza scuotendo la testa. "Novità?", le chiese Rico. "Sì, dobbiamo fare un'altra buca e bonificare tutto con il fuoco.", disse guardando la "bestia" ormai morta. "Ma il cinghiale è...", cercò di obiettare Rico, la carne gli sarebbe piaciuta. "Ha la rabbia.", questo mi hanno detto gli uomini della Polizia Provinciale. Torneranno fra un pò per verificare se abbiamo bonificato il tutto come hanno detto.". Rico sapeva che quella malattia era terribile, portava alla follia. "Papucc, Clarissa e Lupo...", disse il ragazzo pensando alla quarantena. "Li metteremo nelle gabbie per quaranta giorni.", gli disse Maria. "E i Lupi?", chiese ancora scendendo dal masso. "Loro sono al sicuro.". "Ma dove?", chiese curioso. "Vicino a noi... tra un pò vedrai...", disse lei sorridendo. Arrivarono i cacciatori e tutti insieme concordarono sul fatto di dover bonificare il sito con il fuoco. Rico fece un'altra buca e, dopo aver cosparso la "bestia" di gasolio, gli diedero fuoco, poco prima era arrivata anche la Polizia Provinciale. Finita la bonifica si fermarono tutti davanti casa di Tony, Giovanna portò loro qualcosa da bere. Mentre gli uomini parlavano del più e del meno, un lungo ululato risuonò dalla casa disabitata sotto quella di Tony. Tutti si voltarono a guardare. Sull'arco in pietra che congiungeva le due estremità della casa c'era Alexander, il Lupo Alpha e tutti i Lupi del branco. Dodici in tutto, compresi i cuccioli. Tony scosse la testa, mentre uno dei cacciatori imbracciò il fucile. Gli uomini della Polizia Provinciale gli fecero abbassare l'arma, mentre Maria si allontanò verso i Lupi. "Ora andate... la montagna è di nuovo tutta vostra. La "bestia" è morta.", disse ad Alexander. Il Lupo Alpha tirò su il muso e ululò di nuovo. Maria sorrise e li vide sfilare uno ad uno sulla scala e lasciare la casa. "Hai niente da spiegarmi nipotina?", le chiese Tony, vedendo i Lupi passare per strada ed allontanarsi nel bosco. "Nulla zio, tranne un nuovo Patto con i Lupi. Il nemico del mio nemico diventa un mio amico. Avevamo un nemico in comune da combattere.", disse la ragazza sorniona. "Bhè hai perfettamente ragione...", disse Tony ridendo. Tutti gli uomini risero e Alexander fece sentire di nuovo il suo richiamo al branco. "Torneranno alle Rave...", disse Maria agli uomini. "E nessuno di voi li cercherà.", aggiunse il Comandante della Polizia Provinciale". Tutti annuirono. Lupi e Uomini, uniti nel combattere il comune nemico, erano diventati amici. Il nuovo patto era stato stipulato e toccava agli uomini rispettarlo per primi.

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