mercoledì 28 luglio 2010

Ashira e il Lupo Nero. de "Il meraviglioso mondo di Shangri-La"


In lontanissimi tempi, quando l'Europa era ricoperta dai ghiacci, una bellissima Luna piena risplendeva sulle gelide distese, illuminando milioni di crtistalli di gelo. Io, Ashira, stretta nel mantello di pellicce, mi aggiro nell'ambiente silenziosamente. Ad ogni passo sento lo scricchiolio del gelido respiro della terra sotto i passi. Raggiungo una radura circolare tra gli abeti, da qui vedo appieno la luce della Luna, con delle pietre traccio un cerchio intorno a me. Apro i lacci del mantello e allontato le sottili pelli cucite che porto sotto, nonostante il vento pungente resto a petto nudo. Sfilo il coltello dalla punta di selce dalla custodia di pelle finemente lavorata che porto legata alla coscia, sopra le due pelli di renna cucite insieme, con un taglio pazientemente ricucito in mezzo alle gambe. Con la lama del coltello traccio dei segni sul corpo, prima nell'incavo dei seni, poi sulle braccia. Piano piano, il sangue comincia a fluire, prendo da una sacca un pò di polvere di carbone finemente pestata e la spargo sulle ferite. Il carbone si unisce al sangue, mentre rimetto a posto il coltello. Resto in muto silenzio e in trepida attesa. Aspetto qualcuno. Poco dopo, da dietro una collina sbuca un possente Lupo Nero che si avvicina con la testa bassa e la coda dondolante. Sono ormai tre sere che vengo qui e lui mi raggiunge. So che fa parte del branco del Lupo Bianco che i cacciatori del clan detestano. Fra i tre branchi che popolano la zona, quello del Lupo Bianco è il più odiato, temuto e, segretamente, da me rispettato. Gli altri branchi hanno paura del fuoco e non si avvicinano alla capanna. I Lupi che appartengono al branco del Lupo Bianco invece, arrivano fino ad avventurarsi nella capanna per rubarci il cibo. Ora per chiudere l'ingresso abbiamo messo un'abete secco così non entrano. Depredano i lacci dove, sapientemente, lasciamo le esche. Gli uomini del clan, impegnati ogni giorno, in costanti marce per cercare il cibo, spesso sono disturbati nella caccia proprio dai Lupi del branco del Lupo Bianco. I Lupi continuano a inimicarsi i cacciatori, rovinando i nostri appostamenti. I cacciatori già si contendono le pelli dei Lupi di questo branco. Nessuno degli uomini caccia per me, perchè non ho un compagno, ma tutti, per la mia posizione, mi rifocillano di carne da arrostire. Mi è stata promessa la pelle del Lupo che è ora a pochi passi da me e uggiola piano. Allungo la mano e lui mi raggiunge. Ne ho visti tanti di Lupi in questi anni, ma questo ha un comportamento anomalo. Mi osserva quando sono con le altre donne alla ricerca di pinoli e radici che crescono sotto gli abeti, al riparo dalla neve. Mi sono chiesta se sono solo io a vederlo, l'ho descritto alle altre donne e ai cacciatori. Nessuno lo ha mai visto, epppure non è uno spirito, è reale, lascia orme sulla neve fresca, e ora è qui davanti a me. La luce della Luna rende il suo pelo quasi scintillante. Si accuccia davanti a me e si lascia accarezzare, se mi vedessero gli uomini del clan in questo momento. Ho portato della carne secca e gliela porgo. Lui la guarda appena, si alza e si allontana. Poi torna sui suoi passi, prende la carne e la porta con sè. Si allontana un pò, posa la carne nella neve, torna indietro e prende il mio mantello fra le fauci. Vuole qualcosa da me. Lo seguo. Il Lupo raccoglie la carne secca e fa qualche passo. Senza alcun timore lo seguo. Attraversiamo un bel tratto di bosco, arranchiamo a fatica nelle neve fresca, i mocassini di pelle che ho ai piedi sono pieni di bianchi cristalli. Arriviamo a quello che so un fiume congelato e lo risaliamo per un pò. Ora la Luna non è più visibile. Intorno a noi il bosco brulica di vita, decine di occhi ci seguono. Sono i Lupi del branco del Lupo Bianco, sicuramente c'è anche lo Sfregiato, lo ha colpito Asier, il cacciatore giunto nella capanna questa primavera, marito di mia sorella, dopo lo scambio di alcune delle nostre donne con alcuni dei loro cacciatori. Così rinsaldano i clan, scambiandosi le donne. Quante volte le sento piangere perchè non accettano le decisioi degli anziani. Quando mi vedono, tirano su con il naso e, dentro di loro, invidiano il mio essere Spirito Libero. Io sono una Sciamana, parlo con gli Spiriti, sono una Guaritrice, la mia linea di sangue non può essere miscelata con quella dei cacciatori delle colline e delle pianure, solo con quella delle montagne. La prossima primavera dovrei prendere marito, arriverà da noi e rimarrà qui. Sono gli uomini che si spostano per sposare le Sciamane. Se avrò una figlia anche lei lo sarà e sarà legata alla nostra capanna, come lo sono io. Persa nei miei pensieri, seguendo il Lupo, mi sono persa. Davanti a noi c'è una grotta. Uno alla volta i Lupi del Branco del Lupo Bianco escono dalla tana. Il grande e possente Lupo Bianco si avvicina a me e mi scruta minuziosamente con i suoi occhi gialli. Il Lupo Nero entra nella tana, portando con sè la carne secca. Poi torna indietro e, venendomi vicino, mi tira per il mantello, portandomi verso il cuore della grotta, più stretta. C'è un foro e il Lupo vi entra. Per me è tropo piccolo. Tolgo il mantello e porto con me la sacca. OItre il foro c'è la vera tana, l'odore di Lupo è fortissimo. Il Lupo Nero si ferma vicino a una roccia. Un respiro affannoso attira l'attenzione. Un Lupo è disteso a terra e solleva appena la testa al mio arrivo. Ansima. Mi avvicino piano e il Lupo alza poco la testa, è stanco. Allungo le mani e, con grande forza, digrigna i denti. Il Lupo Nero ulula sommessamente e l'altro si calma. Poco dopo mi accorgo che è una Lupa. Ha le mammelle grandi. Le tocco e mi accorgo che sono dure. Cuccioli non ce ne sono. La Lupa dovrebbe aver partorito da due o tre giorni. Il Lupo Nero attira la mia attenzione sul corpo di un cucciolo ormai senza vita. La Lupa sta male e solo ora ho capito il perchè il Lupo Nero ha scelto me. Torno all'esterno della tana e mi procuro della neve fresca, la porto all'interno, il calore delle mani la scioglie, la lascio sgocciolare dentro una pietra con un incavo che porto sempre con me. Dalla sacca prendo della corteccia di salice finemente tritata e la faccio sciogliere nell'acqua. Con la punta del coltello la mescolo. Formo una poltiglia e, prendendo la testa della Lupa, cerco di fargliela bere, ma lei non vuole. Il Lupo Nero uggiola piano e lei inizia a leccare il preparato. Ha un'infezione dovuta al parto. Un uggiolio leggero attira la mia attenzione. Dietro il Lupo Nero c'è un cucciolo, un'altro, vivo, ma allo stremo. Ha bisogno di latte e quello ce l'ha solo la madre. Il Lupo me lo porta vicino, metto il dito accanto alla sua bocca e lui succhia. Ha fame. Prendo la pietra concava e mi avvicino alla Lupa, le accarezzo dolcemente le mammelle, stringo i capezzoli ed escono delle gocce. Ne raccolgo un pò nella pietra, prendo il cucciolo e lo avvicino al latte. Quasi istintivamente, forse riconoscendoe l'odore, inizia a leccarlo piano piano. Prendo il cucciolo fra le braccia e lo stringo a me, uso il calore del corpo per scaldarlo. Il Lupo Nero si avvicina e si accuccia vicino a me. Veglio per tutta la notte la Lupa e il cucciolo. Al mattino, la Lupa respira meglio e, invogliata dal Lupo Nero, assaggia un pò della carne che ho portato. Poco dopo entra il Lupo Bianco e lo Sfregiato e ululano sommessamente, la Lupa cerca di alzarsi in piedi e ulula piano anche lei. Lo Sfregiato digrigna i denti vedendomi con il cucciolo fra le braccia, ma il Lupo Nero si mette fra lo Sfregiato e me. Il Lupo Bianco, con il muso, cerca di far alzare la Lupa. È la sua compagna. Mi avvicino alla Lupa e le tocco le mammelle, sono più morbide e al solo tocco, esce il latte, porto il cucciolo da lei e lo allatta. Poco dopo la Lupa si alza in piedi e raggiunge il Lupo Bianco. Il Lupo Nero prende il mantello e mi invita a seguirlo all'esterno. Il mio compito è finito. Ho guarito la lupa che aveva dei problemi ad allattare. Il Lupo Bianco e la Lupa ci seguono all'esterno della tana e, ululando in coro, ci salutano. Il Lupo Nero mi scorta, si volta un'ultima volta a guardare la tana e, uggiolando, ci allontaniamo. Il Lupo Nero che mi scorta è un ramingo, partecipa alla caccia, dorme nella tana, rispetta la gerarchia, ma vuole stare da solo. Insieme torniamo alla radura. Altre volte ho rivisto la Lupa che ho guarito e il suo cucciolo cresce bene e, come amico, continuo ad avere il Lupo nero che mi accompagna ogni volta che sono da sola.

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