venerdì 10 settembre 2010

La Janara "La Strega Molisana" de "Il meraviglioso mondo di Shangri-La"

” Si nasc a natal

se sci masch sci mannar

se sci femmna sci ianara”.

Nel giorno della festa più bella dell’anno, quando tutti si aspettano doni scendere giù dal camino, ecco che prende vita una delle storie più inquietanti della terra molisana. Questa figura non ha origini in Molise e oltre ai classici amuleti ve ne sono altri, si dice, più potenti… Il nome Janara nasce dall’omonimo monte che sovrasta il paese di Ailano (CE). Comunque il nome Janara è usato anche in Altomolise (paesi come Roccasicura, Forlì del Sannio e Rionero Sannitico). Secondo la fantasia popolare, la Janara è un favoloso mostro femminile, capace di volare, che agisce di notte e che presente soprattutto nella zona di Nerano. Diversa l’opinione di Gaetano Amalfi, il quale, nel testo Tradizioni ed usi nella Penisola sorrentina, ritiene la Janara una strega. Essenzialmente malefica, la Janara è una donna, che ha ottenuto un potere soprannaturale, grazie ad un patto col demonio. Pettegoleggia, si stizzisce, si vendica, gelosa, come le femminucce, che ne han creato il tipo, ad immagine e similitudine propria. A Massa Lubrense, nel periodo di settembre, ottobre e metà novembre, i cacciatori di quaglie si recavano in montagna, presso la località Prete janche. Tale posto era l’ideale per praticare questo tipo di caccia, in quanto vi affluiva un maggior numero di uccelli, soprattutto di notte. I cacciatori erano armati di coppi e acetilene. Il coppo è un bastone alla cui estremità viene fissata una rete di spago; la acetilene una torcia a gas. Prete janche era il luogo di caccia, ma anche di raduno delle cosiddette Janare. L’esistenza e l’identità di questi esseri non sono state mai verificate: non si sa, ad esempio, se le Janare fossero state delle persone fisiche, oppure cose di altra provenienza. Il fatto sta che durante il periodo notturno accadevano degli episodi del tutto strani. Dai racconti dei cacciatori si evince infatti che durante la notte si creavano dei vortici d’aria anche a tempo atmosferico ottimale, seguiti da fischi, ed apparivano dei grossi volatili che erano imprendibili. Una terza leggenda narra che anni addietro anche una giovane coppia di sposi fu interessata dal fenomeno delle Janare. Si racconta infatti che una notte lo sposo, svegliatosi, si accorse che la moglie non dormiva accanto a lui, per cui si mise a cercarla per tutta la casa. Ma dopo vane ricerche, se ne tornò a letto. La notte successiva, lo sposo, incuriosito, pensò bene di spiare la moglie. Fu così che l’uomo si accorse che la donna, dopo essersi cosparsa di uno strano unguento, si lanciò dalla finestra, volando. A quella visione il marito rimase sconvolto e decise di sostituire il fluido magico con dell’acqua. La terza notte la moglie, ignara della sostituzione, si cosparse di nuovo col fluido, e, lanciandosi, precipitò. Quando il marito si recò a soccorrerla, pronunciò le seguenti parole: “Meglio na mugliera cu ‘e cosce rotte, ca Janara”. (Traduzione: “Meglio una moglie con le gambe rotte, che strega”). Si dice che escono di notte per fare dei dispetti, non bisogna lasciare le finestre aperte perché altrimenti entrano in casa e non si possono più cacciare; non bisogna stendere la biancheria di notte ai bambini altrimenti piangono sempre. Si racconta di un padre che la notte, quando lavorava nella cava, andavano a trovarlo dodici signore che volevano cenare, dopo che si erano sfamate sparivano nella notte. La leggende delle Janare nasce a Benevento e il nome deriva dal nome del dio Giano, il dio bifronte che ha la capacità di guardare avanti e indietro e per questo è chiamato il Dio delle porte di casa iuana e le Janare visto che entrano dalle porte di casa passando per sotto sono chiamate così perchè hanno anche la “consistenza” del vento. Per difendersi dalle Janare basta la scopa. Basta la scopa fuori la porta perché le Janare di notte prima di entrare contano i peli della scopa , intanto il sole sorge e vanno via. Altri racconti parlano di Janare che aggrediscono ragazzi, graffiandogli la schiena con le unghie, con lunghi capelli davanti agli occhi, e si dice che se riesci a strapparglieli puoi vedere il volto di chi te l’ha mandata, o mentre ti sta aggredendo devi dirle che se nn se ne va le tagli i capelli e per la paura scappano. Si dice anche che di notte facciano le treccie ai cavalli o che mettano i chiodi sotto gli zoccoli dei poveri cavalli. Dappertutto girano storie di streghe che la notte torturano animali nelle stalle o tolgono il respiro a chi dorme. Queste credenze,se pur molto fantasiose fanno parte della cultura molisana,quindi che si ci creda o no é giusto continuare a raccontarle come segno della nostra gloriosa tradizione popolare. La parola Janara è la corruzione della parola diana, djana, djanara oppure da janus o la sua consorte che sembra si chiamasse janua; quest ultimo nome sembra essere la fonte piu probabile. Secoli di prediche e di persecuzione cristiana contro il pagus (di là, pagani ) ancora fedele ai valori dei PADRI ANTICHI, hanno satanizzato cio che per loro era positivo, benefico e augurale. Poche feste antiche si son salvate poiché troppo radicate. Allora ci si adatta. E cio che fecero i cristiani adottanto il NATALIS SOLIS INVICTUS quale nativita di GESU CRISTO (Non nacque il 25 dicembre). Cio è avvenuto con gli Dei antichi, sostituiti con i santi protettori christiani. Le feste e i rituali antichi furon combattuti, calunniati, dimenticati o reinterpretati. E il caso delle Saturnali che son diventate le novene natalizie, i fuochi di Natale o solstiziali, le floralie, il carnevale. La Janara ha origini Beneventane…. è una leggenda Sannita! La Ianara (la strega) è appunto la bambina nata nel giorno di Natale che stranamente nasce votata al male. Gli anziani spesso innanzi al paiolo nei lunghi inverni narrano storie di Janare, che escono durante la notte a rapire bambini o a commetere scherzi sinistri ai malcapitati. Ma come si presenta una Janara? La strega molisana ha le fattezze di una donna anziana molto in avanti con gli anni, che di giorno svolge una vita normale, mentre la notte forte del sonno dei pochi esce fuori di casa commettendo le sue nefandezze. La leggenda vuole che le streghe durante i loro sabba siano solite intrattenersi "sessualmente parlando con il demonio”, che in cambio di un rapporto sessuale dona loro potere e ricchezze. Una Janara è capace di cambiare volto, è capace di presentarsi al viandante sotto forma di splendida creatura o di gatto nero, è capace di volare la notte e si dice che quando si sente cantar una Janara, nei pressi di un’abitazione significa che qualcuno in casa debba morire. Le Janare sono portatrici di morte, ma anche di spiacevoli maledizioni, mai mettersi contro una di loro, a farne le spese non sarà il diretto interessato, ma in maniera subdola qualcuno dei suoi familiari più stretti. In un paese dell’Altomolise si narra che una donna gravida avesse schernito una Janara, quest’ultima si rivolse alla donna dicendole a voce chiara "che figliat ‘n pozz mai cresce…..”. Dopo nove mesi quando nacque il bambino, questi nacque scuro in volto, ma la cosa più strana fu che con il passare del tempo il bimbo non cresceva. Fu così che prossimo al battesimo la madre era quasi intenzionata a sopprimere la povera creatura, ma poi ragionandoci su prese un’altra decisione. Con la creatura in mano andò dalla Janara scusandosi vivamente per ciò che era accaduto e chidendogli di poter essere perdonata, dando alla strega la possibilità di essere la madrina di battesimo del bimbo. Allora magnanimamente la Janara sciolse la sua maledizione ed improvvissamente il bimbo tornò roseo in volto e riprese a mangiare." Ma come fare per difendersi dagli attacchi e dalle maledizioni di una Janara? La tradizione vuole che per scongiurare l’ingresso in casa di una Janara, bisogna mettere fuori la porta una scopa. La Janara, infatti, non potrà entrare in casa se prima non avrà contato tutte le setole della scopa. O sempre appendere fuori la porta una corona d’aglio, o dei ferri di cavallo o dei chiodi, quest’ultimi ricordando il sarificio di Cristo sulla croce terrorizzano le Janare nell’entrare in una casa. Un potente amuleto contro le Janare è il famoso ierer ( non vi è traduzione a questo termine), che consiste in un sacchetto di panno contenente del sale e delle palme benedette, le nonne o i genitori, spesso durante il periodo della pubertà sono usciti con questo sacchettino appeso al collo, in grado di scacciare le influenze nefaste. Altri rimedi sono le spighe di grano infilate nei materassi o i veli sulle culle. Sembra che le Janare sono in giro tutt’ora e spesso tramandano i loro segreti da maestra ad apprendista, un’arte che non andrà mai persa. Se nella notte, quindi, senti cantare voci sinistre o ti accorgi di strani rumori alla finestra, resta vigile e accendi la luce forse una Janra sta tentando di entrare in casa.

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