venerdì 13 agosto 2010

GLI AIUTANTI DELLA LUNA. Cosmogonia Nordica. de "Il meraviglioso mondo di Shangri-La"


Due fanciulli si chiamavano Bil e Hjùki ed erano figli di Vidfinnr. Una sera, essi si stavano allontanando dal pozzo di Byrgir, portando sulle spalle il secchio chiamato Sǿgr e il bastone detto Símul. Màni li rapì dalla terra perché lo aiutassero nella regolazione delle fasi lunari. Questi due fanciulli si possono scorgere sul disco lunare, insieme con il loro bastone e il loro secchio.
IL VOLTO DELLA LUNA: AVVENTURE DI DUE BAMBINI CHE ANDAVANO AL POZZO. Che Bill e Hjùki siano collegati alla luna [Màni], è cosa ovvia. Detto questo, gli studiosi si sono a lungo interrogati sul significato da dare al mito riportato da Snorri in Gylfaginning. Secondo il racconto di Snorri, Bil e Hjùki erano sorella e fratello. Màni li aveva rapiti mentre si recavano ad attingere acqua al pozzo, affinché lo aiutassero nella regolazione delle fasi lunari. Snorri non amplia molto il suo racconto ma ci fornisce non solo il nome del pozzo (Byrgir), ma addirittura quello del secchio (Sǿgr) e del bastone (Símul) portati dai due bambini. Ma chi sono costoro? E che cosa vi è dietro il loro rapimento da parte di Màni? Generalmente le interpretazioni storiche hanno visto nel racconto di Snorri un mito eziologico di qualche caratteristica o attività lunare. Gli studiosi si sono perlopiù divisi nell'interpretare i due fanciulli come rappresentazione dei canali lunari (Thorpe 1851), o come gli agenti delle fasi della luna. In particolare, Bil e Hjùki potrebbero essere le personificazioni della luna calante e della luna crescente (Holtsmark 1945). L'ipotesi più probabile è che Bil e Hjùki, col loro bastone e il loro secchio, siano le immagini paraidoliche che gli antichi scandinavi vedevano nel disco della luna piena. Snorri insiste sul fatto che la loro presenza sul disco lunare sia visibile dalla terra [svá sem sjá má af jörðu]. L'ipotesi viene suggerita per la prima volta da Jacob Grimm, il quale ricorda che, fino a tempi piuttosto recenti, gli svedesi vedevano sul volto della luna piena due persone che trasportano un secchio appeso a un bastone. Il grande filologo ottocentesco riteneva che il mito del rapimento di Bil e Hjùki fosse tipico della Scandinavia e non necessariamente estendibile a tutti i popoli germanici. (Grimm 1835) Il racconto di Bil e Hjùki, ignoto all'Edda poetica, ha un'aria indiscutibilmente popolana, e forse già i vichinghi lo raccontavano ai loro bambini nelle notti di luna piena. È possibile che Snorri lo abbia attinto non tanto dalla letteratura mitologica, bensì da tradizioni o canti popolari. Indubitabilmente, però, ha lasciato tracce nelle tradizioni folkloristiche. Bil ok Hjúki sono infatti Jack and Jill della popolare filastrocca inglese, che andarono a prendere acqua al pozzo in cima alla collina ma poi caddero e rotolarono giù con tutto il secchio (Branston 1955). La filastrocca fu pubblicata per la prima volta nelle Melodie di Mamma Oca di John Newbery, intorno al 1760. Non si fa alcuna menzione alla luna, e il rapimento pare sostituito da un solenne quanto incomprensibile capitombolo. L'apparente mancanza di senso è in realtà rivelatrice dell'antichità della vicenda, non più compresa già al tempo in cui era scaduta a filastrocca popolare. Nella versione italiana, Jack and Jill sono diventati, con elegante assonanza, Cecco e Gina. Riportiamo, a titolo di curiosità, la filastrocca nell'originale inglese e la sua versione italiana: Jack and Jill went up the hill to fetch a pail of water; Jack fell down, and broke his crown, and Jill came tumbling after.Then up Jack got, and home did trot, as fast as he could caper. They put him to bed, and plastered his head, with vinegar and brown paper. Cecco e Gina vanno al pozzo che sta in cima alla collina. Cade Cecco, cade il secchio, dietro a lor rotola Gina. Quando a casa ritornò, Cecco al letto si ficcò e con un impiastro in testa passò al letto anche la festa! Filastrocca popolare. Sempre secondo Grimm, l'immagine di Bill e Hjùki si sarebbe in seguito trasformata, in ambiente cristiano, nella tradizionale figura paraidolica dell'Uomo nella Luna, immaginato con un fascio di rovi sulle spalle e una scure in mano. Forse questi è da identificare con vidfinnr, padre di Bill e Hjùki (Branston 1955).
IL VOLTO DELLA LUNA: STORIA DI UN UOMO CHE LAVORAVA NEI GIORNI DI FESTA. Personaggio ancor più enigmatico, Vidfinnr, padre di Bill e Hjùki, è stato prudentemente identificato con l'Uomo della Luna, che nel folklore popolare si diceva fosse stato mandato sulla Luna come punizione per aver fatto legna di domenica (Branston 1955). Si tratta forse, come già Bil e Hjùki, di un'altra figura la cui immagine paraidolica si può indovinare, con un pò di fantasia, sulle ombre del disco lunare. L'Uomo della Luna, ha a sua volta il suo archetipo in quell'anonimo personaggio biblico che ebbe la malaugurata idea di andare a far legna di sabato: Factum est autem, cum essent filii Israel in solitudine et invenissent hominem colligentem ligna in die sabbati [...]. Dixitque Dominus ad Moysen: «Morte moriatur homo iste; obruat eum lapidibus omnis turba extra castra». Cumque eduxissent eum foras, obruerunt lapidibus; et mortuus est, sicut praeceperat Dominus. I figli d'Israele erano ancora nel deserto quando trovarono un uomo che raccoglieva legna di sabato. [...]. Il Signore disse a Mosè: «Muoia quell'individuo: tutta la comunità lo lapidi con pietre fuori dall'accampamento». E la comunità lo condusse fuori dall'accampamento, lo lapidarono con pietre e morì nel modo che il Signore aveva ordinato a Mosè. Numeri [XV: 32-36] In Dante, il personaggio è Caino stesso, idea tuttora presente nella tradizione popolare italiana. Ma vienne omai, ché già tiene 'l confine d'amendue li emisperi e tocca l'onda sotto Sobilia Caino e le spine; e già iernotte fu la luna tonda: Inferno [XX: 123-126] Ma ditemi: che son li segni bui di questo corpo, che là giuso in terra fan di Cain favoleggiare altrui? Paradiso [II: 48-50] Nel Paradiso, Dante si chiede addirittura quale sia la natura delle macchie scure sul volto della Luna che, dalla Terra, paiono come l'immagine di Caino. La risposta che egli stesso si fornisce è che quelle macchie dipendano dalla diversa densità della Luna stessa. Nella tradizione medievale, l'Uomo della Luna era raffigurato mentre trasportava una scure, un pesante cespuglio spinoso (la legna che aveva raccolto di domenica), una lanterna (si supponeva fosse andato a far legna di notte sperando che nessuno lo vedesse) e, chissà perché, un cane. La figura è formata dal Maria Serenitatis, Tranquilitatis e Fœcunditatis. Il fastello spinoso corrisponde al Mare Vaporum e al Lacus Somniorum. La lanterna è forse il cratere Tycho, il cane è visto nel Mare Crisium. Con tutti questi accessori, l'Uomo della Luna appare nel dramma rappresentato da Bottom e dalla sua compagnia di scalcinati teatranti nel Sogno di una notte di mezz'estate di Shakespeare. L'attore chiamato a impersonare il «chiaro di luna» così si presenta: All that I have to say, is to tell you, that the Lanthorne is the Moone; I, the man in the Moone; this thorne bush, my thorne bush; and this dog, my dog. Tutto quel che avevo da dirvi è che la lanterna rappresenta la luna, che io sono l'Uomo nella Luna, che questo fastello di spine è il mio fastello di spine e che questo cane è il mio cane.William Shakespeare: Sogno di una notte di mezza estate [Atto V] Detto questo, bisogna però ammettere che di Vidfinnr non sappiamo praticamente nulla, e che il suo unico collegamento con il mondo lunare è dato dall'essere padre di Bil e Hjùki, i due fanciulli le cui immagini erano stagliate sul disco lunare. È forse la possibile etimologia del suo nome, Viðfinnr «mago del bosco», ad aver suggerito l'associazione allo sventurato taglialegna che si era messo in testa di lavorare la domenica? I dati, come si vede, sono molto incerti, e l'interpretazione è fragilissima.

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