mercoledì 18 agosto 2010

Miti e Leggenda: I Figli Dei Lupi. de "Il meraviglioso mondo di Shangri-La"


L'influenza della cultura greca sul pensiero romano fu molto più tarda e pertanto non si può pensare che il primo narratore della vicenda di Romolo e Remo si sia ispirato alla fonte greca. Si pensa così che gli autori latini e greci si siano ispirati ad un medesimo, molto più antico,complesso mitico e che lo stesso materiale sia stato rimescolato producendo numerose e diverse combinazioni. Infatti si può ritrovare lo stesso materiale mitico in mitologie molto più antiche e diffuso in un'area geografica e culturale ben più vasta. I Daci, come racconta Strabone, sostenevano di discendere da un mitico antenato Lupo e, in effetti, "daos" era il nome con cui gli antichi Frigi chiamavano il Lupo. Sempre sulle rive del mar Caspio abitavano gli Ircani, valorosi e terribili in guerra, il cui nome deriva dall'antica radice iranica "vehrka", il Lupo. Anche nella penisola italica si trovano molti popoli che vantano una loro discendenza dal Lupo, come gli Irpini, così chiamati dal vocabolo sannita "hirpus", il Lupo, o alla tribù sannita dei Lucani, il cui nome deriva da "lukos", il Lupo. Mircea Eliade, un famoso studioso di mitologia, distingue tre casi in cui ad un popolo poteva essere attribuita una parentela con il Lupo: 1. gruppi di immigranti che combattevano per la conquista di nuove terre (Lupi-guerrieri); 2. fuorilegge e profughi in cerca di asilo (Lupi-fuggiaschi); 3. gli adolescenti durante il periodo di iniziazione e di preparazione, per diventare guerrieri (Lupi-giovani iniziati). Costoro dovevano lottare per vivere, dimorare lontano dagli altri uomini, spesso nascosti nelle selve o sui monti, dovevano, cioè, vivere "come Lupi" e potevano contare sulla protezione di Zeus e di Apollo, ma di Zeus Lucoreio e di Apollo Liceo, protettore dei Lupi. Le popolazioni italiche degli Irpini e dei Sanniti devono essere collocate nella prima categoria indicata da Eliade, perché erano popolazioni che si muovevano continuamente in cerca di nuove terre e dovevano combattere contro le popolazioni che prima di loro si erano insediate nell'Italia centro-meridionale e dovevano difendere come Lupi il territorio conquistato. Frequente il caso appartenente alla terza categoria che attribuiva il nome di Lupi ai giovani che iniziavano la guerra. Durante questo periodo i giovani dovevano dimostrare di essere degni di diventare guerrieri, superando le prove di coraggio, vivere lontano dalle comunità e aggirarsi da soli o in gruppi nelle selve, finché non erano giudicati degni di entrare a far parte della classe dei guerrieri. Presso gli antichi germani i guerrieri erano chiamati "ulfhednar", uomini con la pelle di Lupo. A Sparta il "couros", il giovane nobile, votato al mestiere delle armi, doveva condurre per un anno una vita da Lupo, si nascondeva sulle montagne e doveva evitare ogni contatto umano. Solo chi riusciva a sopravvivere era degno di diventare guerriero. L'origine della leggenda di Romolo e Remo appartiene alla seconda categoria indicata da Eliade, infatti, venivano chiamati fuorilegge i profughi in cerca di un asilo. In questo caso l'essere chiamati Lupi non era un titolo di merito perché l'attributo non si riferiva alla forza del Lupo o al suo coraggio, ma al suo essere bandito da ogni comunità e al doversi aggirare da solo fra i monti, da tutti scacciato e odiato. Romolo e Remo erano in questo caso i figli di una Lupa perché come i Lupi si aggiravano nelle selve, cacciati dagli uomini. In una prima fase della loro religione, i Romani consideravano sacro il bosco, il lucos, la dimora del Lupo e a metà febbraio festeggiavano i Lupercali, la festa di Fauno, il dio delle selve. Il Lupo appare evidentemente come il personaggio centrale di un antico scenario mitico e si constata pertanto che il periodo della caccia ha prodotto tra popoli diversi e lontani miti analoghi e che le somiglianze rimangono anche a distanza di millenni, anche quando i Lupi-guerrieri, i Lupi fuggiaschi e i Lupi-giovani iniziati scompaiono dal mondo mitico e al loro posto appaiono i Lupi mannari della leggenda vodu, germanica e dell'Europa orientale. Si profila in questo modo un terzo stadio nella storia mitica del Lupo. Il primo stadio è quello dell'essere supremo sotto sembianze animali, il secondo stadio è quello dei Lupi fondatori di una vita diversa, il terzo stadio è quella del Lupo mannaro e esiste un quarto stadio, quello che ancora stiamo vivendo, che vede il Lupo come protagonista di proverbi, di favole, di modi di dire, di paure infantili.

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