mercoledì 18 agosto 2010

Mito e Leggenda: I LUPI. de "Il meraviglioso mondo di Shangri-La"


Intorno alla metà dell' VIII secolo prima di Cristo vivevano nell'attuale Lazio alcune comunità di pastori e agricoltori. Il centro più importante era probabilmente il villaggio di Alba Longa, l'odierna Castel Gandolfo. In questo luogo le comunità latine si riunivano per stipulare patti di amicizia e alleanze contro i comuni nemici e si riunivano per pregare le loro divinità. Meno importante era il villaggio chiamato Roma, sorto sul colle Palatino lungo il corso del fiume Tevere, in un punto in cui il guado era facilitato dalla presenza di un'isola chiamata Tiberina. Gli abitanti erano per lo più pastori e agricoltori e, da alcune osservazioni fatte sulla loro mitologia, anche briganti e predoni che, sul colle avevano trovato un ottimo rifugio reso inespugnabile dai suoi versanti allora scoscesi. Ma quando Roma incominciò ad estendere il suo dominio sulle altre comunità del Lazio e poi su tutta l'Italia centrale, queste origini apparvero troppo misere e indegne e vennero forgiate magnifiche leggende sull'origine della città e dei suoi abitanti. Queste leggende non furono il prodotto di un narratore o di un poeta, ma rielaborazione di un materiale molto più antico e mitico che risaliva a prima della seconda metà del III millennio a.C., quando, un gruppo di popoli indoeuropei, provenienti dalle regioni del Caucaso, si spostò verso la penisola italica. Quegli uomini di origine asiatica raccontavano miti che per vie misteriose, di padre in figlio, erano giunti fino ai primi abitanti di Roma. La leggenda della fondazione di Roma,della quale, in sintesi si può brevemente ricordare il contenuto (Amulio ha spodestato Numitore, legittimo re di Alba Longa, padre di Rea Silvia e discendente di Enea Amulio teme però che due gemelli, Romolo e Remo, figli di Rea silvia e del dio Marte, possano un giorno vendicare il nonno e contendergli il trono. Ordina quindi che i due fanciulli siano abbandonati dentro un cesto alla corrente del Tevere. Ma una Lupa salva i due gemelli e li allatta amorevolmente. In seguito viene in loro soccorso un pastore che li alleva come propri figli. Divenuti adulti i due fanciulli rovesciano Amulio e ristabiliscono sul trono il legittimo re, il nonno Numitore. Decidono quindi di fondare una città, ma fra loro nasce una terribile lite e Romolo uccide Remo) riporta solo l'ultima delle tante versioni che vennero coniare dai Romani. Questa leggenda assunse la sua forma definitiva solamente in epoca repubblicana, infatti, nel periodo antecedente c'erano motivi diversi (si narrava, ad esempio, di un solo fanciullo abbandonato dal re usurpatore alla corrente del fiume) ed è più tarda la cornice della leggenda, in cui si ricostruisce la discendenza di Romolo e Remo dall'eroe troiano Enea, approdato con pochi compagni sulle coste del Lazio dopo la rovina della sua città. Queste variazioni che il racconto ha subito nel tempo dimostrano che questa è una leggenda e non un mito. Una prima differenza fra leggenda e mito è infatti questa: il racconto mitico è sacro e immodificabile, di generazione in generazione, mentre la leggenda può variare nel tempo e il racconto originario può essere modificato, ampliato, ridotto. Infatti ogni popolo crea le sue leggende per celebrare le proprie origini, i propri eroi, ma se gli interessi storici mutano, se una certa origine non è più ritenuta sufficiente a celebrare la propria gloria, allora la leggenda si può modificare. La leggenda rimescola spesso i motivi, le immagini, i personaggi del mito, ma quando dal mito si passa alla leggenda, questi motivi, queste immagini, questi personaggi perdono gran parte della loro sacralità.

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